PONTI Gio
[Giovanni Ponti] (Milano 1891 - MIlano 1979)
Paradiso perduto?
Luogo: Milano
Editore: Guarnati
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1956
Legatura: brossura
Dimensioni: 16,8x12,4 cm.
Pagine: pp. 165 (7)
Descrizione: copertina con composizione grafica del titolo in nero e mattone su fondo grigioverde. Sottolineate editorialmente a stampa le pagine 17 - 34 - 44 - 47 - 94 - 95. Seconda edizione di «Ringrazio Iddio che le cose non vanno a modo mio», pubblicato da Ponti nel 1946 sotto lo pseudonimo di «Archias». Questa seconda edizione non è altro che la prima ricopertinata.
Bibliografia: AA.VV., «Biblioteca del Moderno. Arte e architettura nei libri dalla Sezession alla Pop Art», Lugano, Fondazione – Galleria Gottardo, 1991: pag. 43
Prezzo: € 200ORDINA / ORDER
Raccolta di quindici riflessioni su religione e spiritualità cattolica in rapporto all'arte e sul nesso tra Cristianesimo - Europa e Stati Uniti
"L'Americanismo è una «velleità storica» e come tale, è ingenua intellettualmente e corposa materialmente, è il «secolo americano»... La ingenua sete di provare, di possedere, di comandare (che ogni nostro buon napoletano incontrandosi con chiunque saprà ben eludere) è ciò che perdoneremo più facilmente tra i mali spirituali che la vertiginosa civiltà meccanica americana ha inferito ed inferisce a stessa ed ai popoli. Noi li amiamo del resto non per i grattacieli ed i trust (o Duhamel! o Le Corbusier!), ma giustamente per quel che vi è in loro di più europeo, "latino", vecchio emisfero ed africano: per la musica negra cioè, per la pittura americana, per il cinema californiano, per la letteratura e l'architettura immigrata, per il loro poetico sconforto (segreta nostagia d'Europa), che è una drammatica anticipazione del loro andare verso una confessione della loro originalità europea e il filone delle loro segrete antichità (o Lee Masters)..." (pag. 88).
"Ma mentre si vedono e si misurano le realizzazioni comuniste, le realizzazioni sociali moderne affidate ai cattolici dai precetti sociali di Pio XII non solo sono da vedere ancora, ma non si vede dove sia l'azione che la proclami decisamente e che ne inizi la realizzazione" (pag. 95).
"L'Americanismo è una «velleità storica» e come tale, è ingenua intellettualmente e corposa materialmente, è il «secolo americano»... La ingenua sete di provare, di possedere, di comandare (che ogni nostro buon napoletano incontrandosi con chiunque saprà ben eludere) è ciò che perdoneremo più facilmente tra i mali spirituali che la vertiginosa civiltà meccanica americana ha inferito ed inferisce a stessa ed ai popoli. Noi li amiamo del resto non per i grattacieli ed i trust (o Duhamel! o Le Corbusier!), ma giustamente per quel che vi è in loro di più europeo, "latino", vecchio emisfero ed africano: per la musica negra cioè, per la pittura americana, per il cinema californiano, per la letteratura e l'architettura immigrata, per il loro poetico sconforto (segreta nostagia d'Europa), che è una drammatica anticipazione del loro andare verso una confessione della loro originalità europea e il filone delle loro segrete antichità (o Lee Masters)..." (pag. 88).
"Ma mentre si vedono e si misurano le realizzazioni comuniste, le realizzazioni sociali moderne affidate ai cattolici dai precetti sociali di Pio XII non solo sono da vedere ancora, ma non si vede dove sia l'azione che la proclami decisamente e che ne inizi la realizzazione" (pag. 95).