DELEUZE Gilles
(Parigi 1925 - Parigi 1995)
GUATTARI Felix
(Villeneuve-les-Sablons 1930 - Parigi 1992)
Rizoma [Rhizome. Introduction]
Luogo: Ferrara
Editore: La Gran Bevuta
Stampatore: Magic Inc. Margate, Kent, Great Britain
Anno: s.d. [settembre 1977]
Legatura: brossura a un punto metallico
Dimensioni: 24x17,5 cm.
Pagine: pp. 20 (compresa la copertina)
Descrizione: copertina illustrata con un disegno e titoli in nero su fondo bianco. Edizione pirata e seconda italiana, che riproduce la traduzione della prima di Stefano Riccio.
Bibliografia: Per la datazione vedi: Pablo [Echaurren] «Elogio della patata» LOTTA CONTINUA, Anno VI n. 201, 8 settembre 1977, pag. 9; Claudia Salaris, «Il movimento del Settantasette», Bertiolo, AAA Edizioni, 1997: pag. 23 cita l'edizione di Parma-Lucca.
Prezzo: € 250ORDINA / ORDER
Opera pubblicata per la prima volta in francese nel 1976 («Rhizome. Introduction», Editions de Minuit). La prima edizione italiana, col titolo «Rizoma» è Parma-Lucca, Pratiche Editrice, 1977, traduzione di Stefano Di Riccio.
"Riassumiamo le caratteristiche principali di un rizoma: a differenza degli alberi o delle loro radici il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a dei tratti dello stesso genere, mette in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (...) Scriviamo questo libro come un rizoma. L'abbiamo composto di piani. Gli abbiamo dato una forma circolare,ma è stato per scherzo. Ogni mattino ci alzavamo e ciascuno di noi si domandava che piano avrebbe preso, scrivendo cinque righe qui, dieci altrove. Abbiamo avuto esperienze allucinatorie, abbiamo visto delle righe, simili a tante colonne di formichine, lasciare un piano per andare su un altro. Abbiamo fatto cerchi di convergenza. Ogni piano può essere letto in un punto qualsiasi e messo in rapporto con qualsiasi altro" (pag. 13).
"E se diranno: non si rinnovano, tanto meglio. Siamo altrove. (...). Non pretendiamo costituire una Summa o ricostituire una Memoria, ma piuttosto procedere per dimenticanza e sottrazione, fare in tal modo un rizoma, fare macchine innanzitutto smontabili, creare atmosfere che facciano galleggiare per un istante questo o quello: blocchi friabili in un pastone. Meglio ancora, un libro funzionale, pragmatico: prendete quello che volete. Il libro ha cessato d'essere un microcosmo nella maniera classica, o in quella europea. Il libro non è un'immagine del mondo, ancor meno un significante. Non è una bella totalità organizzata, non è nemmeno un'unità di senso: quando si chiede a Michel Foucault cosa rappresenti un libro per lui, risponde: è una scatola di arnesi. Proust, che passa non di meno per altamente significante, diceva che il suo libro era come un paio d'occhiali: vedete se vi vanno bene, se grazie ad essi riuscite a percepire ciò che non avreste potuto cogliere altrimenti; diversamente, lasciate perdere il mio libro, cercatene altri che vi si adattino meglio. Trovate dei pezzi di libro, quelli che vi servono o che vi vanno. Noi non leggiamo più, ma nemmeno scriviamo più nel vecchio modo. Non c'è morte del libro, ma una nuova maniera di leggere. In un libro non c'è niente da capire, ma molto di cui servirsi. Niente da interpretare né da significare ma molto da sperimentare. Il libro deve far macchina con qualcosa, dev'essere un piccolo utensile su di un di fuori. Non rappresentazione del mondo, né mondo come struttura significante. Il libro non è albero-radice, è parte di un rizoma, piano di un rizoma per il lettore al quale esso conviene. (...) Sì, ricavatene ciò che volete. Non pretendiamo di far scuola; le scuole, le sette, le cappelle, le chiese, le avanguardie e le retroguardie sono sempre degli alberi che ridicoli nella loro crescita come nella loro caduta, schiacciano tutto ciò che d'importante avviene. Scrivere a n, n-1, scrivere a slogans: fate rizoma e non radice, non piantate mai! Non piantate mai! Non seminate mai, scavate! Non siate uno, né multiplo, siate delle molteplicità! Fate la linea, mai il punto! La velocità trasforma il punto in linea! Siate rapidi anche da fermi! Linea di fortuna, linea d'anca, linea di fuga. Non evocate un Generale in voi! Fate delle carte, non delle foto, né dei disegni! Siate la Pantera rosa, e che i vostri amori siano ancora come la vespa e l'orchidea, il gatto e il babbuino" (pp. 15-16).
"Riassumiamo le caratteristiche principali di un rizoma: a differenza degli alberi o delle loro radici il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a dei tratti dello stesso genere, mette in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (...) Scriviamo questo libro come un rizoma. L'abbiamo composto di piani. Gli abbiamo dato una forma circolare,ma è stato per scherzo. Ogni mattino ci alzavamo e ciascuno di noi si domandava che piano avrebbe preso, scrivendo cinque righe qui, dieci altrove. Abbiamo avuto esperienze allucinatorie, abbiamo visto delle righe, simili a tante colonne di formichine, lasciare un piano per andare su un altro. Abbiamo fatto cerchi di convergenza. Ogni piano può essere letto in un punto qualsiasi e messo in rapporto con qualsiasi altro" (pag. 13).
"E se diranno: non si rinnovano, tanto meglio. Siamo altrove. (...). Non pretendiamo costituire una Summa o ricostituire una Memoria, ma piuttosto procedere per dimenticanza e sottrazione, fare in tal modo un rizoma, fare macchine innanzitutto smontabili, creare atmosfere che facciano galleggiare per un istante questo o quello: blocchi friabili in un pastone. Meglio ancora, un libro funzionale, pragmatico: prendete quello che volete. Il libro ha cessato d'essere un microcosmo nella maniera classica, o in quella europea. Il libro non è un'immagine del mondo, ancor meno un significante. Non è una bella totalità organizzata, non è nemmeno un'unità di senso: quando si chiede a Michel Foucault cosa rappresenti un libro per lui, risponde: è una scatola di arnesi. Proust, che passa non di meno per altamente significante, diceva che il suo libro era come un paio d'occhiali: vedete se vi vanno bene, se grazie ad essi riuscite a percepire ciò che non avreste potuto cogliere altrimenti; diversamente, lasciate perdere il mio libro, cercatene altri che vi si adattino meglio. Trovate dei pezzi di libro, quelli che vi servono o che vi vanno. Noi non leggiamo più, ma nemmeno scriviamo più nel vecchio modo. Non c'è morte del libro, ma una nuova maniera di leggere. In un libro non c'è niente da capire, ma molto di cui servirsi. Niente da interpretare né da significare ma molto da sperimentare. Il libro deve far macchina con qualcosa, dev'essere un piccolo utensile su di un di fuori. Non rappresentazione del mondo, né mondo come struttura significante. Il libro non è albero-radice, è parte di un rizoma, piano di un rizoma per il lettore al quale esso conviene. (...) Sì, ricavatene ciò che volete. Non pretendiamo di far scuola; le scuole, le sette, le cappelle, le chiese, le avanguardie e le retroguardie sono sempre degli alberi che ridicoli nella loro crescita come nella loro caduta, schiacciano tutto ciò che d'importante avviene. Scrivere a n, n-1, scrivere a slogans: fate rizoma e non radice, non piantate mai! Non piantate mai! Non seminate mai, scavate! Non siate uno, né multiplo, siate delle molteplicità! Fate la linea, mai il punto! La velocità trasforma il punto in linea! Siate rapidi anche da fermi! Linea di fortuna, linea d'anca, linea di fuga. Non evocate un Generale in voi! Fate delle carte, non delle foto, né dei disegni! Siate la Pantera rosa, e che i vostri amori siano ancora come la vespa e l'orchidea, il gatto e il babbuino" (pp. 15-16).