STEINER Giuseppe
(Urbino 1898 - Torino 1964)
Stati d'animo disegnati
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
Stampatore: Stab. Tipografico A. Taveggia - Milano
Anno: 1923 [aprile/maggio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19x14 cm.
Pagine: pp. 30 (2)
Descrizione: copertina illustrata con la riproduzione in rosso della tavola "Meraviglia" e 20 tavole al tratto n.t. Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988; pag. 69
Prezzo: € 2500ORDINA / ORDER
"Gli stati d'animo disegnati o precipitati psichici non si possono spiegare a parole perché appunto l'insufficiente espressione delle parole essi sono venuti a soccorrere: non possono e non devono essere capiti, devono invece essere sentiti, accordando naturalmente tutti i diritti all'immaginazione intuitiva e divinatrice. Essi non sono il frutto di presuntuosi tentativi di esprimere, con più efficacia e maggior fedeltà, ciò che già fu espresso con parole. Il loro scopo sarebbe superfluo, vano e inutile. Essi vogliono invece esprimere quello che fino ad ora era rimasto inespresso, perché ritenuto inesprimibile" (pag. 10).
"Steiner chiama con gusto alchimistico «precipitati fisici» i propri lavori (apparsi già su Roma Futurista). Si tratta di un genere di pittografia assai stilizzata e concettuale che vuole rendere in forme astratte componenti psicologiche molto generali (genio, nevrastenia, allegria ecc.), secondo un indirizzo ripreso anche da Soggetti, Illari, e Benedetta, come sconfinamento della scrittura nella pittura" (Claudia Salaris, «Storia del Futurismo», Roma, Editori Riuniti, 1992: pp. 186-187).
"Gli «stati d'animo disegnati», asserti non verbali in quanto non verbalizzabili, realizzano segnicamente e trasmettono contenuti resi oggettivi, logici e non altrimenti dicibili" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978: pag. 427).
"Steiner chiama con gusto alchimistico «precipitati fisici» i propri lavori (apparsi già su Roma Futurista). Si tratta di un genere di pittografia assai stilizzata e concettuale che vuole rendere in forme astratte componenti psicologiche molto generali (genio, nevrastenia, allegria ecc.), secondo un indirizzo ripreso anche da Soggetti, Illari, e Benedetta, come sconfinamento della scrittura nella pittura" (Claudia Salaris, «Storia del Futurismo», Roma, Editori Riuniti, 1992: pp. 186-187).
"Gli «stati d'animo disegnati», asserti non verbali in quanto non verbalizzabili, realizzano segnicamente e trasmettono contenuti resi oggettivi, logici e non altrimenti dicibili" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978: pag. 427).