MOERS Ellen
(New York 1928 - New York 1979)
Storia inimitabile del Dandy
Luogo: Milano
Editore: Rizzoli Editore
Stampatore: Stabilimento di Rizzoli Editore - Milano
Anno: 1965 (marzo)
Legatura: legatura editoriale in tela, doppia sovraccopertina
Dimensioni: 22,5x16 cm.
Pagine: pp. 471 (1)
Descrizione: copertina illustrata e sovraccopertina trasparente con il titolo. Traduzione di Franco Niederberger. Fra i vari personaggi esaminati: Lord Brummell, Giorgio IV, Bulwer, Disraeli, D'Orsay, Thackeray, Balzac, Dickens, Sue, Baudelaire, Barbey d'Aurevilly, Beerbohm. Prima edizione italiana.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 40ORDINA / ORDER
Opera pubblicata con titolo «The Dandy, Brummell to Beerbohm» (London, Secker & Warburg, 1960).
"L'autrice divide la storia del dandismo in due tempi: quello della Reggenza inglese e quello della Restaurazione francese, che doveva allungare le sue propaggini fino alla soglia del nostro secolo. Il dandismo inglese è soprattutto uno sdegnoso rifiuto sociale della borghesia, del modo ora violento, ora dimesso, ma sempre caotico, col quale i ceti medi affermavano la loro ancora imperfetta presenza; della mancanza di stile di un industrialismo ancora sudicio e semianalfabeta, ma già audace e irrispettoso. Chiudersi in un esilio di specchiere, respirare l'aria delle loro ciprie, trattenere il fiato nello splendore delle loro attillate redingotes, nascondersi nelle loro enormi cravatte, sogguardar gli altri dall'alto di elaborati stivaletti, oppure, come Brummell, brillare in società per la severità dei paludamenti, ecco la disarmatissima sfida che il dandismo inglese ha lanciato alla «nuova inciviltà» del carbone e del treno. Gli epigoni francesi ne imiteranno lo stile. Meno sfarzosi ma più esigenti, sposteranno la protesta sul piano dello spirito, dell'arte, dell'intelligenza. (...) Nasceranno il dandy intérieur, il dandy socialista, il dandy cristiano..." (dal risvolto di copertina).
"L'autrice divide la storia del dandismo in due tempi: quello della Reggenza inglese e quello della Restaurazione francese, che doveva allungare le sue propaggini fino alla soglia del nostro secolo. Il dandismo inglese è soprattutto uno sdegnoso rifiuto sociale della borghesia, del modo ora violento, ora dimesso, ma sempre caotico, col quale i ceti medi affermavano la loro ancora imperfetta presenza; della mancanza di stile di un industrialismo ancora sudicio e semianalfabeta, ma già audace e irrispettoso. Chiudersi in un esilio di specchiere, respirare l'aria delle loro ciprie, trattenere il fiato nello splendore delle loro attillate redingotes, nascondersi nelle loro enormi cravatte, sogguardar gli altri dall'alto di elaborati stivaletti, oppure, come Brummell, brillare in società per la severità dei paludamenti, ecco la disarmatissima sfida che il dandismo inglese ha lanciato alla «nuova inciviltà» del carbone e del treno. Gli epigoni francesi ne imiteranno lo stile. Meno sfarzosi ma più esigenti, sposteranno la protesta sul piano dello spirito, dell'arte, dell'intelligenza. (...) Nasceranno il dandy intérieur, il dandy socialista, il dandy cristiano..." (dal risvolto di copertina).