IN EXTREMIS

IN EXTREMIS

Ho pubblicato il libro di un autore che non ho mai incontrato. L'ho pubblicato perché la sua scrittura era diversa. Senza direzione né scopo. L'autore si lasciava tradire dalla propria scrittura: ricostruiva il tempo perduto, ascoltava il proprio corpo, accavallava le date togliendo al tempo la gioia e il dolore, impedendo al dolore e alla gioia ancora possibili di cadere nel tempo. Un'opera di poesia nel tempo della vigliaccheria e della menzogna. Nel tempo in cui per la prima volta nella storia del mondo i giovani si sono piegati al volere dei vecchi, hanno servito il potere dei vecchi. Hanno protestato e protestano col consenso dei vecchi. Una scrittura che non cercava un pubblico. Piuttosto si offriva al pubblico senza vergogna: ma non senza prudenza. Cosa cerchiamo nelle storie degli altri, nei romanzi, nei versi? Cosa c'è di prezioso nelle scritture? C'è quanto di più indispensabile a vivere, e che sia questo tocca a ciascuno farne esperienza. Per i duri d'orecchio: le verità rivelate sono ipostasi di…

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Un esperimento didattico

Un esperimento didattico

Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti ... Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza... Eugenio Montale da: I limoni (Ossi di Seppia, 1925) . I ragazzi avevano invaso il giardino. Chi sdraiato chi seduto chi in piedi. Esercizio didattico di lingua inglese: lasciarsi investire dalla quiete e dal silenzio, prestare attenzione a quanto sarebbe accaduto in quel tempo sospeso. Infine registrare sulla carta le tracce dell’esperienza. Questo piccolo libro ne è la raccolta e viene pubblicato in una collana di poesia: la poesia non è la prerogativa di un poeta, ma l’insieme di tutte le voci, di tutte le prospettive, è il modo come l’essere umano diviene consapevole della propria relazione con la natura e l’ambiente in cui vive. Non ci si laurea poeti: la poesia c’è già, non ci è mai stata estranea, i poeti ne sono i trovatori. E non si dica che…

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Realismo e poesia: lettere di Aldo Capasso a Mario Cerroni

Realismo e poesia: lettere di Aldo Capasso a Mario Cerroni

Ritrovo riordinando l'archivio queste lettere di Aldo Capasso. Erano state accantonate molti anni fa per un progetto sul tema dei premi letterari come espressione della politica culturale. Le lettere documentano un momento particolare della poesia italiana del Dopoguerra. Aldo Capasso, all'epoca direttore della rivista Realismo Lirico è il fautore dell'omonimo manifesto, che voleva riunire in un movimento i poeti che non trovavano collocazione nell'ermetismo e nei consolidati centri di potere culturale letterario. Ma questa nuova corrente di poeti (la cosiddetta «terza corrente») è essa stessa attraversata da polemiche e contraddizioni interne. Varie sono le riviste in competizione fra loro, vari e diversi i premi letterari, terreno di scontro fra opposti interessi, amicizie e idee politiche, le contraddizioni di una poesia che cerca consensi e soldi per sopravvivere. Mario Cerroni, insegnante e poeta iscritto al Partito Comunista Italiano, tra il 1955 e il 1956 sta maturando la propria esperienza poetica. In seno alla rivista Momenti, Cerroni e il gruppo friulano si…

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“Non si uccide la poesia!” Frammenti ritrovati di Giovanna Bemporad

“Non si uccide la poesia!” Frammenti ritrovati di Giovanna Bemporad

. Ho conservato per molti anni questi frammenti. Mi proponevo ogni volta di esaminarli, poi c'era sempre altro da fare. Giovanna Bemporad se n'è andata il 6 gennaio. Ora studio questo piccolo tesoro di poesia e frugo nella memoria. Soppeso il tempo che si è fermato, calligrafia, parole: è il mio mestiere.  E' una storia meravigliosa la vita di Giovanna Bemporad. Comincia coi primi soldi guadagnati con le traduzioni dall'Odissea, intorno al 1942, preferite a quelle di Salvatore Quasimodo che proprio allora pubblicava Ed è subito sera. Così la fotografa Elio Pagliarani: "Mi declamava versi sulla spiaggia preferibilmente di notte, e a me tredicenne lei quindicenne pareva proprio una Pizia, un'autentica sacerdotessa di Apollo". E' con quei soldi che in barba alla famiglia decide di abbandonare la scuola: "Quel distacco fu una cosa naturale, in un certo senso scritta nel mio destino. Io con la scuola non legavo, così come non legavo con la famiglia, specialmente con mia madre. A…

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